Tra le pagine della storia – Il tunnel Borbonico di Napoli

La scorsa settimana siamo scesi nei sotterranei di Edimburgo, oggi invece scopriremo il tesoro nascosto sotto una delle città più suggestive, intense e cariche di storia della nostra penisola. Napoli.
Il  capoluogo partenopeo è denso di monumenti, vicoli e luoghi d’interesse. È facile perdersi nel dedalo di vie e farsi ammaliare dal fascino di tutte le vicende storiche di cui la città è stata testimone. Per girare Napoli e godere di ogni sua sfaccettatura, occorrono giorni sia per visitare la superficie… sia per addentrarsi nel sottosuolo.


Sono diversi gli accessi alla cosiddetta Napoli Sotterranea ma oggi ci occuperemo di un vero e proprio gioiello nascosto: Il tunnel Borbonico.

Il 19 febbraio 1853 con un decreto reale, il re Ferdinando II di Borbone ordinò la costruzione di una via sotterranea che doveva collegare Largo della Reggia (oggi conosciuta come Piazza del Plebiscito9 a Piazza della Vittoria passando sotto il colle di Pizzo Falcone.
L’opera era incastrata nel grande disegno di opere pubbliche previste dal re, prevedeva due marciapiedi e nascondeva sotto l’aria di una via fruibile per tutti, una celere e personale via di fuga per la famiglia reale e il suo esercito.

I rapporti tra il re e i napoletani, infatti, in quel tempo non erano dei migliori. Il re aveva promesso al suo popolo diverse leggi costituzionali che non erano poi state promulgate, guadagnandosi l’inimicizia dei napoletani.

I lavori furono affidati aErrico Alvino che iniziò a scavare sotto nel suolo della città. Riuscì a creare una strada lastricata, riuscendo a vincere i numerosi ostacoli che il sottosuolo presentava.

L’ostacolo più grande era costituito dalle giganti cisterne dell’acquedotto Carmignano (1627-1628). Il sistema era all’epoca ancora in uso e riforniva i napoletani di acqua. 
Apro qui una piccola parentesi. Vi sarà capitato di sentire che Napoli, in passato, ha avuto diverse epidemie di colera. Il motivo era proprio il sistema di cisterne. I pozzi che stavano nel sottosuolo, subivano spesso le infiltrazioni che colavano dal sistema fognario inglobato in superficie. Le perdite, spesso di difficile individuazione, infettavano l’acqua potabile, causando il colera.

Alvino riuscì, con grande meraviglia di tutti, a superare l’ostacolo delle cisterne costruendo due ponti sopra i grandi pozzi sotterranei, evitando così di togliere l’acqua ai napoletani.

Il Tunnel venne inaugurato nel 1855 dal re in persona, eppure non venne mai completato. Nell’ultimo tratto i problemi del terreno ostacolarono l’avanzata e la conseguente morte di Ferdinando II ne bloccò definitivamente i lavori. Francesco, il successore, si ritrovò ad affrontare problemi molto più grandi. All’orizzonte si intravedeva il futuro Regno d’Italia….
Il tunnel cadde così in disuso, come il sistema delle cisterne, dopo l’adozione dell’acquedotto a pressione. Tutto cade nel dimenticatoio, fino a quando i terribili eventi della Seconda Guerra Mondiale, non costrinsero il genio militare a trovare un rifugio per i napoletani, bombardati dagli alleati nel tentativo di cacciare i nazisti.
Il genio chiuse le cisterne con un sistema di pavimentazione, imbiancò le pareti con la calce viva, costruì le latrine e sistemò brande nelle immense “camere” ricavate dalle cisterne.
Migliaia di napoletani si trasferirono nel sottosuolo, dove rimasero per mesi, quasi anni. Gli allarmi aerei infatti erano continui e numerosi.

Con la fine della guerra, il tunnel ricade ancora una volta nel dimenticatoio, nel corso degli anni, viene usato come deposito giudiziario per i mezzi sequestrati e discarica di macerie da costruzione.

Nel 2005 il tunnel viene ritrovato da due geologi durante un sopralluogo. Grazie a numerosi volontari, le macerie vengono tolte e viene così riscoperto il ponte di Alvino, il lavoro del genio militare, le cisterne del 1600, le brande, i giocattoli, gli effetti dei rifugiati, le scritte sui muri e anche il deposito della motorizzazione.

Nell’ultima parte del tunnel, infatti, si possono ammirare i resti di decine di automobili e vetture dell’epoca più svariate, dalla balilla alla cinquecento, con vari ibridi creati dall’estro napoletano, come una moto composta da svariati pezzi di altri veicoli.
Si può anche ammirare il canale creato dagli scavi per la linea della metropolitana i cui lavori intercettarono il tunnel per sbaglio.


Non vi resta che scendere nei meandri di Napoli Sotterranea e attraversare la storia.

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